Sbarco fantasma a Lampedusa, dove si susseguono le iniziative per non dimenticare le stragi in mare

Notte movimentata a Lampedusa, dove alle prime ore
di oggi, 31 ottobre, ha avuto luogo presso il molo commerciale dell’isola uno
sbarco di 170 eritrei in circostanze anomale. Dopo l’avvistamento di un barcone
a sud di Lampedusa, i cui migranti a bordo sono stati poi trasbordati in una
nave militare diretta in Sicilia, sembrava che la notte trascorresse senza
ulteriori segnalazioni. Ma intorno alle 3 di notte circa, è stata data
l’allerta per la presenza di circa 116 migranti presso il molo Commerciale
dell’isola, giunti già sulla terraferma senza che dell’imbarcazione vi fosse
più traccia.Sembrerebbe che siano stati alcuni giornalisti ad avvistarli per
primi e, una volta giunti anche le forze dell’ordine e i medici del
Poliambulatorio, sarebbero stati anche trovati gli altri migranti, una
cinquantina circa dileguatisi per le strade dell’isola. Il viaggio, durato due
giorni secondo le testimonianze dei migranti stessi, si è svolto in condizioni
non critiche visto che, a parte qualche caso di sospetta bronchite, per nessuno
dei migranti è stato necessario il trasferimento in Poliambulatorio. Una decina
i bambini e una trentina le donne, di cui una riferisce di essere caduta
sbarcando dal natante “fantasma”.

Nel frattempo, nei precedenti giorni di tregua,
diverse iniziative sono state organizzate e avviate sull’isola, grazie alla
collaborazione tra il comune e le organizzazioni umanitarie presenti a
Lampedusa. L’altro ieri ha avuto luogo un incontro tra gli psicologi volontari
dell’ordine di Malta e la comunità lampedusana, durante il quale sono emerse
voci contrastanti circa i sentimenti che animano la collettività locale di
fronte al fenomeno dell’emergenza immigrazione. L’incontro è stato infatti
anche un pretesto per dare voce alla percezione che i Lampedusani hanno nei
confronti del fenomeno migratorio. Qualche cittadino ha dato sfogo a una certa
stanchezza per la continua esposizione dell’isola agli arrivi di migranti che,
afferma una signora, “invadono i nostri spazi”, rispondendo con rabbia ad altre
testimonianze da lei tacciate di “buonismo”. Il Comune ha inoltre concesso agli
psicologi del CISOM uno spazio all’interno dell’edificio dell’Area Marina
Protetta, per fornire ai cittadini consulenze psicologiche gratuite su
richiesta. Tuttavia, nonostante la collaborazione gratuita offerta da alcune
associazioni, le lamentele investono diversi ambiti della vita della comunità,
stanca dei disservizi che danneggiano l’isola.

“Vogliamo vivere in pace” è il titolo di un
rapporto stilato dall’associazione locale “Askavusa”, una sorta di appello in
cui si denunciano i disagi che stravolgono la vita degli isolani e cui non si è
mai dato una risposta concreta nonostante i tanti proclami pronunciati nel
corso di una lunga storia che, sottolinea il rapporto, qui a Lampedusa si ripete
in forme analoghe. Il rapporto denuncia anche le condizioni in cui vengono
ospitati i migranti presso il CSPA di contrada Imbriacola, sebbene anche su
questo aspetto non siano stati risparmiati gli annunci da parte delle tante
autorità che negli anni hanno visitato il centro. Basandosi su alcune
testimonianze dei migranti stessi, il rapporto sottolinea in particolare le
scarse condizioni igieniche dei bagni, la scarsa qualità dei vestiti forniti e
dei pasti serviti agli ospiti.

Il Centro di accoglienza sarebbe destinato a
lavori di ristrutturazione, per l’avvio dei quali sarebbero giunti in visita
alcuni ingegneri. Una riconversione delle aree inagibili è del resto
auspicabile, dal momento che il numero degli ospiti, ad oggi circa 770, rimane
ben oltre i posti effettivamente disponibili.

Nonostante la tregua degli ultimi giorni, infatti,
le procedure di trasferimento proseguono al rilento, in particolare per le
difficoltà nelle identificazioni a causa delle quali si prediligono i
trasferimenti via mare. Trasferiti due giorni fa, con lla nave per Porto
Empedocle, una settantina di migranti di diverse nazionalità, tra cui una
ventina circa di minori non accompagnati.

Intanto il programma di affido temporaneo dei
minori a Lampedusa, in collaborazione con l’associazione Ai.Bi., è di fatto
pronto, grazie anche alla disponibilità della Prefettura di Agrigento nel
concedere a minori non accompagnati e a madri con bimbi la possibilità di
alloggiare presso le famiglie dell’isola subito dopo le operazioni di identificazione
al centro di prima accoglienza. Il programma di affido temporaneo dovrebbe
consentire di alleggerire il sovraffollamento al centro e di sperimentare forme
di integrazione da poter esportare altrove. Del resto anche le prefetture
siciliane starebbero già concedendo ai privati la possibilità di convertire le
proprie strutture in centri di accoglienza e casa famiglia temporanei, per far
fronte alla saturazione dei centri esistenti in seguito ai continui arrivi.

Proseguono le operazioni di perlustrazione,
trasbordo e trasferimento dei migranti verso i porti siciliani, operazioni che
hanno interessato anche alcuni barconi avvistati nelle ultime 48 ore a largo di
Lampedusa ma condotti direttamente in Sicilia dalle navi della Marina militare
impegnate nell’operazione “Mare Nostrum”. Dalla nave militare Maestrale,
diretta verso il porto di Catania con a bordo alcuni profughi del Corno
d’Africa salvati a largo delle coste libiche, sono state trasferite ieri a
Lampedusa in elisoccorso due giovani donne somale, una delle quali racconta di
aver subito percosse e maltrattamenti in Libia durante la detenzione in
prigione.

Intanto la comunità lampedusana si prepara a dar
vita ad alcune iniziative per commemorare le vittime delle recenti tragedie,
come la celebrazione di una “Giornata della Memoria”, domenica 3 novembre,
quando, su iniziativa di Legambiente in collaborazione con il Comune e
l’associazione Alternativa Giovani, verranno piantumati 366 alberi in memoria
degli eritrei morti il 3 ottobre scorso. E’ nato inoltre un comitato per
l’istituzione di una “Giornata Nazionale della Memoria e dell’Accoglienza” da
celebrare il 3 ottobre di ogni anno in ricordo di tutti i migranti morti in
mare nel tentativo di fuggire da guerre, violenze e povertà. L’iniziativa, che
ha anche l’intento di onorare tutti i soccorritori impegnati quotidianamente
nel salvare vite umane, ha ricevuto in poche ore centinaia di adesioni ed è già
stata presentata al parlamento per promuoverne l’istituzione ufficiale. Molti
dei superstiti di quella stessa tragedia intanto continuano a restare sull’isola
da cui non verrebbero trasferiti in quanto indagati per reato di clandestinità.
Contro tale paradosso, i migranti avrebbero già organizzato digiuni di protesta
all’interno del centro, e hanno costituito un vero e proprio “Comitato” formato
dai superstiti più istruiti, che si fanno portavoce delle esigenze e diritti di
tutta la loro piccola “comunità”. Della loro situazione si stanno prendendo
cura la comunità parrocchiale e la Caritas di Agrigento, che ha inviato
sull’isola scatoloni pieni di indumenti, scarpe, saponi e carte telefoniche, da
distribuire, nella misura del possibile, a tutti i migranti presenti
sull’isola.

A Lampedusa si organizzano altre iniziative più o
meno autentiche di integrazione e interculturalità. Mediaset ha organizzato per
oggi alle 19 una partita di calcio amichevole tra Italiani e migranti, in
presenza però delle telecamere per le dirette televisive. Più genuino invece il
progetto educativo “Il viaggio della vita” promosso dalla Fondazione Migrantes,
presente a Lampedusa per selezionare e formare un gruppo di giovani animatori
interculturali presso l’Istituto scolastico Comprensivo Luigi Pirandello. Tra i
prossimi eventi sull’isola, è prevista per oggi, 31 ottobre, la visita del
Presidente del Comitato regionale Sicilia della Croce Rossa Italiana, Rosario
Velastro, che terrà un primo incontro per la formazione di un corpo di giovani
volontari lampedusani. Per oggi è atteso anche il Garante Nazionale per
l’Infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora. Ma a percorrere le strade
dell’isola non sono solo le autorità; ogni giorno tanti migranti passeggiano per via Roma, consumano
nei bar, guardano le partite, chiedono con discrezione informazioni o piccoli
favori, animando il paesaggio di questa terra di confine, in cui si alternano
voci di insofferenza e immagini di pacifica interazione.

La Redazione di Borderline Sicilia Onlus