Caltanissetta: visita ad uno dei CAS di Montedoro e dubbie prassi della Commissione Territoriale.

A Montedoro vi sono due degli otto centri di accoglienza straordinaria distribuiti nella provincia di Caltanissetta.
Uno di questi è gestito dalla cooperativa “Monte Solidale” e si trova all’interno di una casa per anziani e comunità alloggio di disabili psichici. Non essendovi una divisione strutturale, i diversi tipi di “utenze” condividono alcuni spazi, e così alcune delle camere degli ospiti stranieri si trovano nella stessa parte della struttura dove risiedono gli anziani. Tuttavia, la sensazione che si può avere di primo impatto, è quella di una condivisione serena degli spazi.

Gli ospiti del progetto di accoglienza per richiedenti asilo sono 23 (di cui 19 pakistani, 3 afghani e un iracheno) e vivono in stanze da tre- quattro letti. I locali che ho avuto modo di visitare si presentano decorosi e puliti. Gli ospiti del centro dispongono anche di due cucine e questo assicura loro l’autonomia di gestirsi la preparazione dei pasti.
Le figure professionali coinvolte, a detta del responsabile e dei diversi ospiti che partecipano alla conversazione, sono: una mediatrice interculturale che si occupa anche dell’insegnamento dell’italiano, un mediatore linguistico ( che parla urdu, farsi e inglese) e una psicologa. Quando chiedo se è attivo anche un servizio di consulenza legale, la risposta è negativa e il responsabile mi dice che hanno comunque un legale di riferimento. Rispetto all’assistenza medica, apprendo che oltre alla presenza di un infermiere (che pur appartenendo all’organico del centro anziani rimane a disposizione di tutti gli ospiti della struttura) sono tutti iscritti al servizio sanitario nazionale e hanno un medico di famiglia.

Parlando con gli ospiti, raccolgo le loro preoccupazioni rispetto alla mole di dinieghi che la Commissione Territoriale riserva ai Punjabi. Uno di loro mi racconta che avrebbe dovuto avere l’audizione a settembre, ma che gli è poi slittata a metà ottobre perché in sede di commissione si è trovato nella condizione di dover decidere se fare l’audizione quel giorno, rinunciando però alla produzione dei documenti (perché non pervenuti per tempo alla Commissione, la quale non ne avrebbe quindi tenuto conto) oppure rimandare l’audizione a data da destinarsi.
Ad aiutarmi a comprendere meglio quanto accaduto (e che già avevo avuto modo di sentire da decine di persone che avevano avuto il medesimo problema) è stata la spiegazione del responsabile del centro, il quale mi ha riferito che il presidente della Commissione e Vice-prefetto aggiunto, aveva mandato a tutti i responsabili dei CAS della provincia una comunicazione via mail, nella quale informava che, perchè venga presa in considerazione dalla Commissione la documentazione prodotta, questa deve pervenire alla stessa entro e non oltre le due settimane antecedenti la data di audizione.

La situazione è chiara ma questa prassi adottata piuttosto dubbia, e sicuramente lesiva dei diritti dei richiedenti asilo, visto che la legge non prescrive alcun termine per la produzione di documenti, ma anzi, prevede espressamente che il richiedente possa inviare alla commissione memorie e documentazione in ogni fase del procedimento.

Giovanna Vaccaro
Borderline Sicilia Onlus