Incontro con il console tunisino a Palermo

Dopo un escursus sulla sua carriera diplomatica, il Console ci racconta che lo scorso 14 maggio si e´tenuto un presidio davanti al consolato in favore della rivoluzione in Tunisia. Entrando nel vivo delle questioni relative all’emigrazione tunisina, ci riferisce che secondo Maroni sono arrivati in Italia dall’1 gennaio 2011 ad oggi circa 22, 23 mila Tunisini, a causa dei problemi di sicurezza che ci sono stati in Tunisia fino allo scorso marzo, in particolare nel mese di febbraio e marzo 2011. Secondo il Console, adesso la situazione è migliata. Ci conferma, inoltre, che dalle carceri tunisine sono fuggiti al massimo 7.000 persone, delle quali 2, 3 mila sono arrivate in Italia. Lui ha parlato con tanti di questi uomini (dice che in Italia ha conosciuto il più grande criminale tunisino) ma assicura che tutti vogliono cambiare vita in Italia, farsi una famiglia e lavorare. Questa, anche per loro (criminali o presunti tali), costituisce una opportunità da prendere al volo. Ci dice ancora che il 7, 8 % dei giovani Tunisini arrivati negli scorsi mesi hanno chiesto di rientrare in patria. Il loro rimpatrio assistiti e´ gestito esclusivamente tramite il consolato. Soltanto in alcuni casi vi e´stata la mediazione delle organizzazioni internazionali. Questi giovani vengono rimandati a casa, dopo aver loro consegnato un titolo di viaggio, con il traghetto di linea del lunedì, giovedì e sabato. Il consolato provvede a pagare loro il biglietto della nave ed, al massimo, due giorni di soggiono in un albergo a Palermo in attesa della partenza. Il Console ci fornisce conferma che il cd. accordo stipulato tra Italia e Tunisia lo scorso 25 marzo (messo in atto a partire dal 5 aprile 2011) non sarebbe altro che un “concordance” sulla base della fiducia reciproca esistente tra i due paesi. Un patto diplomatico, siglato con una stretta di mano, tra il ministro dell´Interno ed il Presidente del Consiglio italiani e gli omologhi tunisini. Il console ribadisce che non vi è niente di scritto. Ci racconta che Maroni inizialmente si era espresso per rimpatriare tutti i Tunisini, ma al rifiuto del governo dell’altra riva – anche a causa dei grossi problemi legati alla presenza di un gran numero di profughi al confine tunisino-libico (a suo dire attualmente sarebbero almeno 370.000 persone) – è stato concordato il rilascio del permesso di protezione temporanea a tutti i cittadini arrivati prima del 6 aprile della durata di sei mesi, rinnovabile per altri sei mesi. Alla fine di questo periodo se non dovessero trovare un lavoro o comunque stabilizzarsi in Italia, il Console chiarisce che dovranno essere rimpatriati. Inoltre, sempre in base all’accordo, tutti i cittadini arrivati dopo il 5 aprile sono stati rimpatriati a partire dall´8 o 10 aprile 2011, con due voli charter giornalieri (escluso il vernerdi´e la domenica), uno delle ore 12 e l´altro delle 20, da Palermo (aeroporto di Punta Raisi). Tutti i rimpatri dall´Italia verso la Tunisia dovranno essere organizzati e gestiti da Palermo. Sarà il Console a sovrintendere a tutte le procedure di identificazione funzionali ai rimpatri. Con riguardo ai mancati rimpatri dei giorni scorsi ci ha raccontato di problemi “tecnici” tra livelli di gestione delle procedure, fra responsabili diplomatici e politici. Vicenda che si chiarirà al più presto, ci rassicura. I rimpatri riprenderanno nei prossimi giorni. Gli uomini che non sono più stati rimpatriati sono stati smistati fra diversi CIE italiani in attesa dei prossimi voli, con data da destinarsi. Circa la procedura di rimpatrio il Console racconta che i Tunisini vengono trasferiti da tutta l´Italia a Punta Raisi a gruppi di 30, messi in una stanza dell’aeroporto dove avviene l’identificazione per tramite del Console e di un suo collaboratore. Se risultano essere cittadini tunisini, ricevono immediatamente un “laissez passer”. Ma il Console rappresenta che circa il 40% delle persone fornisce false generalità, anche se a 18 anni in Tunisia al fine del rilascio della carta di identita´ vengono registrate le impronte digitali di ciascun cittadino. Pertanto, una volta rispediti in Tunisia perché identificati come Tuninisi irregolari in Italia, vengono sottoposti ad un riscontro elettronico delle impronte digitali per verificare la loro vera identità.
Se si tratta del primo rimpatrio, i Tunisini sono lasciti liberi. Nel caso in cui viene accertata la reiterazione dell’emigrazione clandestina, i Tunisini sono arrestati, processati e condannati a 5 anni di carcere e 2.500,00 euro di multa. Il Console ci conferma che l’accordo intercorso tra i due paesi è unico. Le voci che giravano sugli 800 rimpatri concordati tra Italia e Tunisia in realtà è venuto fuori dal numero di Tunisini presenti a Lampedusa nella giornata del 6 aprile (esattamente in numero di 804) poi effettivamente rispediti in Tunisia. In realtà, dunque, non ci sarebbe mai stato un limite al numero di rimpatri. Anzi, il Console afferma che non ci sono dubbi sulla necessità di riaccogliere in Tunisia tutti i clandestini che sono arrivati fino ad oggi e che continueranno ad arrivare. Secondo il Console gli accordi di riammissione siglati tra Italia e Tunisia degli anni precedenti non solo sono tutt’ora in vigore, ma vengono rispettati anche in ossequio dell’accordo raggiunto il 25 marzo scorso. Secondo il Console, l´accordo verbale tra Italia e Tunisia è stato funzionale soltanto all’Italia. Ma ritiene che il nostro paese è anche stato l’unico a dare aiuto alla Tunisia sulla questione dei profughi al confine con la Libia e a fornire le 4 motovedette che occorrono allo Stato tunisino per pattugliare le coste fra Zarzis e Sfax. Da due mesi, dice ancora, la Tunisia aspetta di ricevere i soldi promessi dall’Italia. Si tratta dei fondi per la cooperazione che il nostro paese avrebbe promesso di distrarre per intero in favore della Tunisa in cambio della collaborazione al controllo dei flussi di irregolari verso le coste siciliane. Il Console ritiene che dei 15.000 tunisini arrivati entro il 5 aprile e con il permesso temporaneo (dice, che sono stati emessi 15.000 permessi) almeno 10.000 troveranno un lavoro e una sistemazione, anche perchè l’Italia ha bisogno di manodopera. Secondo il Console occorrerebbe che l’Italia aprisse in Tunisia un ufficio di 4 metri quadrati con due dipendenti per accogliere le richieste di ingresso dei lavoratori tunisini, al fine di soddisfare la richiesta di manodopera italiana. Per quanto riguarda il problema dei ricongiungimenti tra Tunisini e familiari europei, il Console conferma che si tratta di una questione che andrebbe risolta per via diplomatica. L’ambasciata italiana (ma noi sappaimo anche di altre ambasciate europee) a Tunisi si rifiuta di rilasciare i visti di ingresso per motivi familiari ai Tunisini che ne fanno richiesta. Lui ci dice che si è più volte occupato di questi casi. Il suo ufficio è disponibile a rilasciare documenti di identità a queste persone, ma il problema rimane in quanto l´ingresso irregolare impedisce ai Tunisini di regolarizzare la propria posizione anche se coniugati con cittadini UE. Alla domanda sulla veridicità delle notizie dei rimpatri dalla Francia verso la Tunisia di cittadini tunisini in possesso di un permesso di soggiorno per protezione temporanea rilasciato dall’Italia, risponde di non avere diretta conoscenza, ma che sia possibile che ciò avvenga o sia avvenuto. Ad ogni modo, conclude dicendo che se uno Stato europeo rimpatria connazionali la Tunisia ha il dovere di riammetterli. Circa le irregolarità e violazioni delle leggi italiane ed europee sui rimpatri, il Console afferma che non è suo compito fare rispettare le leggi nazionali ed europee, ma, ad ogni modo, ritiene che tra gli Stati (Italia e Tunisia) vadano applicati soltanto gli accordi bilaterali, ammettendo di non conoscere le leggi sui rimpatri e sui diritti umani che gli richiamiamo. Alla fine ci licenzia dicendo che le foze dell’ordine italiane hanno sempre lavorato nel rispetto della dignità dei cittadini tunisini.
Il console Abderrahman Ben Mansour ha parlato con le associazione Borderline Sicilia Onlus e borderline-europe