La guerra ai migranti: lo sbarco di Palermo

Lo scorso 31 agosto, 1169 persone sono sbarcate al porto di Palermo.

Ai salvati dalla nave Garibaldi, che solitamente ha il compito di difendere i nostri confini, la nostra terra, custodi della nostra sicurezza, è toccato un trattamento “militare”, in quanto – riferendosi alla presenza dei migranti a bordo – qualcuno dell’equipaggio si sarebbe espresso parlando di “invasione sulla loro nave”. Ciò la dice lunga sull’atmosfera che si è respirata sulla Garibaldi, e della considerazione che qualcuno ha delle persone salvate.


La nave Garibaldi al porto di Palermo – Ph. Alberto Biondo

Abbiamo assistito ad uno sbarco folle, ad una disorganizzazione istituzionale ed operativa che parte dal Ministero e che ha messo a dura prova i funzionari di Prefettura e Questura, che in altre occasioni, operando in modo diametralmente opposto, hanno reso il primo approdo meno stressante. Da quello che si sente dire sembra che “l’aria è cambiata!”.

Al porto si respira un’aria pesante, di oppressione, che dà la sensazione che le persone arrivate siano un peso, siano dei numeri che danno fastidio, rovinino le nostre vacanze, le nostre giornate, nonostante i soldi che fanno guadagnare a moltissimi che lavorano e lucrano sui migranti e i bacini elettorali che formano in occasione delle campagne elettorali.

Le persone sono state portate in questura per le operazioni di identificazione dopo aver sottoscritto, come sempre, il foglio notizie – previamente compilato dall’operatore di turno (o dai mediatori della polizia) con una x su tutte le voci ad esclusione di quella “asilo” – ed essere stati sottoposti al foto-segnalamento direttamente al porto. Uno sbarco in cui non sono mancati atteggiamenti ostili e forzature, in cui la polizia non si è limitata a individuare i soliti capri espiatori, i presunti scafisti, ma ha fermato dei volontari stranieri della Caritas (che per ore si sono prodigati a distribuire cibo), per aver fatto delle foto, in un luogo in cui agenti della polizia e operatori di CRI e altre organizzazioni scattano regolarmente selfie, dei quali i social network sono pieni! Grazie alla mediazione della responsabile della Caritas è stato chiarito che il volontario, come tutti gli altri, voleva documentare il momento che stava vivendo. Sono seguite le scuse di un altro agente, forse più consapevole che le forzature e i soprusi non servono a niente.


La nave militare Garibaldi – Ph. Alberto Biondo

Lo sbarco è stato lentissimo, cominciato in ritardo rispetto all’orario previsto per incomprensioni fra le varie autorità. Da prima sono scesi 500 migranti che sono stati scortati per il collocamento nei CAS di altre regioni (Lombardia – Abruzzo – Puglia – Molise – Marche – Calabria – Piemonte – Toscana – Emilia Romagna – Lazio) e poi lentamente sono scesi i minori stranieri non accompagnati (di seguito, msna), quasi tutti di nazionalità eritrea e i magrebini, rispettivamente 152 e 29. Il destino per questi ragazzini e ragazzine è stato diverso: un primo gruppo di msna è stato portato in questura per le identificazioni di rito ed ha trascorso tutta la notte nell’atrio dell’Ufficio Immigrazione per poi essere trasportato nel pomeriggio di ieri (trascorrendo quindi più di 24 ore seduto a terra) presso il centro/contenitore, oramai noto, di via Monfenera, che alla fine della giornata contava 250 ragazzini, dopo il collocamento in struttura di tutti e 92 i ragazzini eritrei appena arrivati. Mentre le ragazze restanti e altri piccoli numeri sono rimasti in attesa di collocazione presso la questura. Come i magrebini che con molta probabilità saranno respinti e abbandonati in strada senza alcuna indicazione, secondo la prassi ormai consolidata da tutte le questure.

Nonostante la presenza di Prefettura e Comune, agli sbarchi ad oggi nessuno ha trovato una soluzione per ospitare degnamente i minori. Il Comune ha una grossa responsabilità, non può lavarsi le mani, specialmente quando ripete la cantilena che Palermo è la città più accogliente d’Europa. I fatti quotidiani, a telecamere spente, smentiscono queste parole in modo inesorabile. In una città accogliente per definizione i minori non dovrebbero dormire sulla banchina del porto come avvenuto due notti or sono a chi è sceso in un secondo momento dalla nave militare. Un Comune che si definisce accogliente si prepara allo sbarco successivo in maniera adeguata e non utilizza i minori per la battaglia (seppur giusta) sulle responsabilità delle altre regioni e comuni nell’ospitalità dei minori.


Minori stranieri in attesa della pre-identificazione – Ph. Alberto Biondo

Il Ministero dell’Interno continua a dare disposizioni contrarie alle convenzioni internazionali, nonostante anche i funzionari lamentino difficoltà ad accettare la situazione, ma sono “militari” e in quanto tale obbediscono, anche di fronte a situazioni abominevoli come quella che ha visto più di 400 migranti, trascorrere tutta la notte nella stiva della nave militare, in attesa delle riprese delle operazioni di sbarco bloccate alle 2:00 di notte. Persino i militari hanno ammesso a denti stretti che stare dentro la stiva non è piacevole, sostenendo a bassa voce che la banchina sarebbe stata una soluzione migliore.

I militari hanno segnato alcuni migranti con un pennarello, indicando dei numeri sulle magliette per identificare i possessori di telefonini o altri beni posti sotto sequestro, riconsegnati in banchina dopo che gli agenti di Frontex e delle forze dell’ordine nazionale hanno verificato che tutti i dispositivi fossero innocui per la sicurezza dell’Unione Europea. L’immagine di persone “codificate” non è stata bella e ci ha riportati indietro nel tempo e nella memoria.

L’ipocrisia di questo sistema di morte viene sconfessata tutti i giorni, perché per esempio a Palermo si trovano per strada i migranti respinti da Trapani la scorsa settimana. Per chi è stato rifiutato dal sistema, non ha contatti o soldi, la strada è l’unico posto per vivere, e quindi non ci vengano a dire che queste misure restrittive sono figlie della sicurezza perché possiamo smentirli con i fatti. In queste notti anche i magrebini dello sbarco di Palermo saranno buttati in strada e si andranno ad unire a quelli di Trapani o ai trenta eritrei che ieri pomeriggio sono scappati da Villa Sikania, l’HUB regionale. Si tratta di persone che, stanche di attendere tempi infiniti per la relocation, hanno deciso di fare autonomamente, di andare alla stazione di Agrigento per raggiungere altre mete.

La guerra ai migranti continua, ma i risultati che continueremo ad ottenere se non cambiamo prospettiva sono soltanto di distruggere tante vite e tante famiglie, sperando che l’aria torni “pulita”.

Alberto Biondo

Borderline Sicilia Onlus