…a proposito, come stanno i lampedusani? (Parte II)

Siamo arrivati al termine del nostro lungo periodo qui sull’isola, facendo tante chiacchierate con le autorità e la gente comune e vivendo diversi ruoli tra turista, giornalista e attivista. Abbiamo cercato di dare una risposta alle domande del nostro primo articolo “A proposito come stanno i lampedusani” considerando i rapporti con i rifugiati, con le autorità, con i media e con il turismo. Alla fine abbiamo scoperto un popolo che non è facile da capire, che da una parte non si apre facilmente alla conversazione se sente che sei un giornalista e che dall’altra, proprio perché intuisce che lo sei, ti strumentalizza aizzandoti sottilmente contro categorie o autorità. I risultati di questa nostra piccola inchiesta sono la fotografia di una popolazione che a diritto si descrive come solidale e aperta ma che, ormai anche un po’ per convenienza, si è adagiata su questa immagine del buon samaritano: non sono isolati i casi di persone che senza nemmeno che tu lo chieda iniziano a raccontarti dei momenti di solidarietà dei mesi scorsi e a ricordare il proverbiale senso di accoglienza che distingue gli isolani. Conversazioni che sono come un disco ben collaudato usato in tanti servizi televisivi per risanare e rilanciare la figura del lampedusano che chiude il porto agli immigrati nel momento di punta della crisi. Di questo però a questa gente non possiamo farne una colpa ma troviamo piuttosto che questo sia un comportamento umano e pertanto comprensibile in tempi così duri per l’economia dell’isola.

Di seguito per ogni tema riportiamo brevemente le nostre considerazioni:

Rapporto cittadini – clandestini
In genere alla domanda su come i lampedusani percepiscono la situazione sull’isola relativamente agli immigrati la risposta più comune è: “tranquillo qua, stanno ormai nei centri”. I sentimenti più dominanti non sono di paura ma di pena. Solo un maggiore senso di insicurezza è stato percepito nel mese di maggior confusione manifestandosi con porte chiuse a chiave, il non uscire da casa e persino andare in giro con una “pistola finta”… Quindi dall’iniziale confusione i cittadini sono passati alla constatazione di una macchina dell’accoglienza ben funzionante. Sono abituati al fenomeno e ormai l’accoglienza fa parte della loro storia. Anche la popolazione più anziana riconosce che per tanti si tratta non solo di una fuga per motivi economici ma per ragioni di persecuzione e di fuga dalla guerra. C’è un generalizzato ruolo acquisito di salvatori “abbiamo dato da mangiare, portato coperte”. Riconoscono il bisogno e il diritto di assistenza e di passaggio per Lampedusa. Ma approfondendo si scopre che questo vale solo per i “neri” che sono “buoni e tranquilli e ringraziano pure”. Mentre i tunesini “parlano italiano, sono cattivi e pretendono tanto”. Tutti ricordano la crisi a febbraio in cui non c’era una forte presenza dello Stato e “le persone erano dovunque per strada”. In quel momento riconoscono che è stata la chiesa che ha aiutato molto. Si giustificano per l’unico atto di insofferenza verso gli immigrati avuto con la chiusura del porto affermando che era una protesta piuttosto nei confronti dello Stato. “Noi non ce l’abbiamo con i rifugiati!”. Dopo il mese di caos tutti hanno costatato una decisa presenza dello Stato. “Tutto organizzato bene. Vengono portati subito nei centri e poi messi nella nave per l’Italia!”. “Noi non vediamo più rifugiati e scopriamo gli sbarchi via telegiornale”. L’apparente disinteresse per le loro condizioni nei centri o eventuali diritti non tutelati deriva dal fatto che i centri sono isolati e distanti dalla vita dei lampedusani. La mancanza di trasparenza non è nemmeno un tema. Solo singole voci si lamentano per il giro dei soldi pubblici utilizzati per l’accoglienza e il trasferimento degli immigrati.

Razzismo: a lungo andare sarebbe da analizzare l’insofferenza verso la polizia legata anche al crollo del turismo (se costante) che potrebbe creare a cascata una ritorsione sul fenomeno dell’immigrazione. La paura per la propria “sopravvivenza” è uno dei motivi base per la creazione di intolleranza fino ad arrivare a forme vere e proprie di razzismo.

Rapporto cittadini – autorità
Tutti criticano la mancanza di decisione dello Stato nel momento della crisi. Ha impiegato troppo tempo a intervenire. Ora invece sono soddisfatti con l’attuale organizzazione. Per quanto riguarda l’impatto dell’aumento di presenza dell’autorità sulla vita della città, ci fanno notare la loro insoddisfazione sottolineata da racconti che descrivono il controllo duro sui cittadini: “Sequestrano motorini, chiusure di discoteche, sequestri di immobili, controlli dovunque, posti di blocco, controlli fiscali”. Ad una prima impressione ci sembra evidente come questa presenza massiccia delle autorità sia eccessiva rispetto ai fragili equilibri dell’isola. Non solo è una piccola isola, ma poi il crollo dell’economia e infine l’arrivo di 600 carabinieri che mettono sotto pressione la popolazione. Ci domandiamo perché c’è bisogno di questo accanimento sull’isola. Andando un po’ più in profondità nella questione e ascoltando anche più pareri, ci vengono i primi dubbi sulla legittimità delle lamentele dei cittadini. Ad esempio sulla questione delle discoteche rispetto all’iniziale solidarietà per l’incomprensibile chiusura in pieno periodo turistico, passiamo ad un sentimento di sorpresa e perplessità quando scopriamo che in realtà le poche discoteche innanzitutto non avevano la licenza per aprire, ma soprattutto, cosa più incredibile, si sono denunciate a vicenda! Analogo il discorso su i sequestri dei cantieri dove i lampedusani invidiosi hanno denunciato i propri vicini . Più comprensibile è la questione dei sequestri dei motorini. Una misura forse troppo dura (60 giorni di sequestro più multa) nell’unico periodo di vero turismo anche se rimane un mal costume generalizzato quello del mancato utilizzo dei caschi a cui, a quanto pare, non riescono proprio a rinunciare, fino ad arrivare all’utilizzo dei motorini in 3 persone. Bisogna comunque dire che non ci sono controlli ad ogni incrocio e che noi abbiamo avuto difficoltà di incontrarne uno.
Più che accanimento delle autorità ci sembra allora uno sfortunato tempismo tra far rispettare la legge e il momento di crisi per il calo del turismo. Del resto purtroppo non si può impedire alla polizia di fare il proprio lavoro ed è chiaro, dove c’è più polizia c’è anche più controllo e di certo il problema non è loro se un lampedusano, dopo aver preso due multe per lo stesso motivo, si ostina a mantenere la propria abitudine.
Per quanto riguarda la parola “militarizzazione” troviamo che non corrisponde pienamente alla realtà. Anche se è vero che si percepisce una certa presenza che però si manifesta piuttosto in presenze in borghese e di spiagge occupate dalle loro famiglie in vacanza. Ancora però da approfondire quanto questa presenza dia seguito a fenomeni di “trattamenti speciali” in termini di servizi non pagati o pagati di meno al mostrate del distintivo (fenomeno che purtroppo abbiamo raccolto da più di una testimonianza).

Rapporto isola – media
Almeno su una cosa tutti Lampedusani e le autorità sono d’accordo: “I giornalisti hanno distrutto e stanno distruggendo l’immagine dell’isola!”. Questo perché i media vogliono continuare a passare il messaggio che l’isola viene inondata da rifugiati e che esiste tanta confusione. Un giornalista ci conferma che spesso mandano in onda, al posto delle impagini del momento, quelle di massima crisi di qualche mese fa. Da parte nostra possiamo confermare che sull’isola non si respira più il clima di emergenza di febbraio scorso e che addirittura abbiamo difficoltà ad essere aggiornati su tutti gli sbarchi sull’isola. Per l’approfondimento vedi l’articolo “Lampedusa e la politica dell’emergenza”.

Situazione turismo
Tutti i lampedusani si lamentano che c’è stato un crollo del turismo legato alla cattiva immagine che i media danno dell’isola. L’inizio della crisi è concisa proprio nel momento di prenotazione delle vacanze estive e purtroppo questo ha portato ad un dirottamento dei turisti su altre mete (crollo del 70% fino a luglio e del 34% ad agosto secondo il sindaco). Si spera in un recupero nei prossimi mesi con i prossimi eventi in programma. Da capire invece se arriveranno mai i 33ml di euro per opere infrastrutturali promessi dal governo a indennizzo della crisi.

Julika Brandi e Giulio Montemauri per il Forum Antirazzista di Palermo