Come funziona “Mineo”? Un incontro a Catania

Secondo la CRI nel centro di Mineo si trovano 2400 persone, ma secondo quello che ha visto la Rete Antirazzista Catanese ci sarebbero meno della meta´delle presenze. Molti vanno via, stanchi di aspettare “posteggiati”. Le case sono in buono stato, 5 stanze 4 mt. X 5 mt. In ciascuna casetta, capace di accogliere un nucleo familiare di 3 o 4 persone, sono stati ammassati anche 10 persone. Dentro il campo non e´stato ancora attivato un collegamento ad internet. Da qualche giorno sono state piazzate poche cabine telefoniche. Non esiste un fax. La mancanza di questi strumenti di comunicazione con l´esterno crea problemi in ordine alla possibilita´ per i migranti di potere nominare un avvocato da dentro il centro, e per gli avvocati di comunicare con il centro nell´interesse dei propri assistiti. In questo momento nel centro si trovano 300 tunisini. Gli altri migranti sono richiedenti asilo di altre nazionalita´, trasferiti da altri CARA italiani o appena arrivati dalla Libia in guerra. Il centro e´sorvegliato da circa 100 militari e 50 carabinieri. Vi sono anche decine di agenti della Guardia di Finanza (non si conosce il numero esatto). Il maggiore problema e´ relativo ai richiedenti trasferiti da altri centri: quelli che hanno in corso il procedimento avviato in altre questure e commissioni italiane. Le commissioni di origine si dichiarano incompetenti a seguito del trasferimento. La competenza dovrebbe essere passata alla Commissione territoriale istituita ad hoc presso il CARA di Mineo, ma di fatto ancora non esiste. Si vocifera che sara´operativa non prima di maggio. Cosi´ la commissione di Siracusa, gia´oberata di lavoro, si sta occupando soltanto delle richieste presentate dai casi vulnerabili. I richiedenti asilo trasferiti a Mineo da altri CARA stanno avendo problemi in caso di ricorso avverso il rigetto della commissione originaria, per la ristrettezza dei tempi (solo 15 giorni). Sulla competenza riteniamo che ai sensi di legge debba essere della commissione che ricade nella circoscrizione della Corte di Appello in cui si trova il CARA ospitante al momento della comunicazione del diniego della protezione. Ad ogni modo, i tempi di esame della commissione di Siracusa continuano ad essere lunghissimi. Nelle scorse settimane hanno mandato in trasferta alcuni richiedenti nelle città di prima accoglienza, sia in treno che in aereo, ad esempio a Bologna, per essere sentiti dalla competente commissione. In questo modo si continuano a sostenere spese per i trasferimenti delle persone che si sarebbero potute evitare.
Per quanto riguarda la presenza di mediatori culturali, sembra che ci siano ma in numero assolutamente esigui rispetto alle presenze al CARA di Mineo. La CRI ha assicurato che ne arriveranno altri entro la prossima settimana. Verificheremo.
Altri problemi all’interno del campo riguardano il vestiario e i beni di prima necessita´ donati dalle associazioni di volontariato. Si assiste ad una ressa al momento della distribuzione davanti al centro, i piu´ forti se ne accaparrano quantita´oltre lo stretto necessario. La situazione sanitaria e´ precaria, contrariamente a quanto continua a sostenere la CRI. Gli ospiti raccontano di persone che fin dall’inizio del loro arrivo a Mineo hanno chiesti l´interventi medico e che ancora stanno aspettando. In caso di cure urgenti la CRI si appoggia all’ospedale di Caltagirone. Soltanto pochissime persone sono state accompagnate al Cannizzaro di Catania. L’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) ha strette connivenze con la CRI, perciò non c’è nessun interesse a chiedere il supporto di altre realta´. All’interno del campo sta per essere aperto uno spaccio di tabacchi. Dai loschi figuri che si sono visti nei giorni scorsi nel CARA, si sospetta che l´autorizzazione alla vendita di tabacchi possa essere concessa a persone vicine agli ambienti mafiosi del catanese. Circolano voci sul cambio di gestione del CARA di Mineo in favore della Protezione Civile. Stiamo cercando conferme, e di capire quale sara´ in futuro il ruolo della CRI a Mineo, dato che l´organizzazione ha ottenuto la gestione del centro fino al 30 giugno 2011 impegnandosi a coprire i costi con fondi propri destinati alla gestione delle situazioni di emergenza. Un gruppo di somali ed eritrei si è recato in un edificio abbandonato di Catania (l´ex Poste Italiane di via Africa) perché non volevano stare di più a Mineo.
Il CAI di CALTANISSETTA da ieri risulta vuoto. Sono rimasti nel centro soltanto 10 minori. A tutti i Tunisini e´ stato consegnato il permesso di soggiorno temporaneo e il titolo di viaggio. Sono stati “spediti” a Catania in bus per poi potere prendere i treni per raggiungere altre destinazioni. Come nel caso di quelli arrivati a Roma che hanno bivaccato per giorni alla stazione Termini perche´ non avevano i soldi per pagare il biglietto per proseguire il loro viaggio, alcuni Tunisini sono stati bloccati alla stazione di Catania perche´ sprovvisti di un biglietto per salire sul diretto per Roma. Dopo giorni alcuni hanno preso un treno regionale per Messina arrivando la sera tardi. In assenza di coincidenze fino al giorno successivo, alcuni dei Tunisini sono tornati a Catania. Solo ieri (tramite il lavoro di Stefano Galieni e di alcuni gruppi di compagni di Roma) ai Tunisini e´stato prima pagato il titolo di viaggio dalla Protezione Civile e poi il Ministero ha disposto che i migranti possono viaggiare gratuitamente su qualsiasi treno regionale. Alcune Prefetture italiane avevano apposto sul permesso di soggiorno temporaneo un´indicazione a penna ed un timbro col quale si autorizzava i migranti al viaggio in treno gratuitamente, ma Trenitalia non ha accettato questi documenti come validi titoli di viaggio. Ora sembra che funzioni.

Germana Graceffo, Judith Gleitze
Presente: Rete antirazzista catanese, Borderline Sicilia, borderline-europe