I nodi vengono sempre al pettine

Come denunciato più volte in queste pagine e non solo, la mancanza di lungimiranza verso un fenomeno “naturale” provoca numerosi disagi…Nel trapanese (ma anche in altre provincie) ogni giorno c’è una protesta, uno sciopero per via o delle condizioni di “accoglienza” o per i ritardi burocratici o spesso per entrambi i casi.L’ultimo in ordine di tempo è la protesta a Castellammare del Golfo che vede ad oggi circa 30 eritrei accampati fuori dalla questura del paese in provincia di Trapani per protestare contro l’ente gestore che (a quanto riportano i sub sahariani) non da le giuste attenzioni soprattutto dal punto di vista sanitario, ma soprattutto contro una lentezza drammatica nel dare una risposta circa la propria posizione con i permessi di soggiorno.

I ragazzi ospiti nelle strutture sono stanchi di aspettare e di non essere adeguatamente


“accolti” e adesso sono propensi a rischiare anche denuncie pur di avere rispettati e accolti i propri diritti, bloccando strade, rifiutando il cibo o ancora come a Castellammare, dormire sotto le stelle fuori dalla questura.Ci sono state negli ultimi mesi diverse proteste da Bonagia a Segesta, da Erice a Trapani spesso per la mancata erogazione del pocket money, oppure per il cibo o per i vestiti, ma sempre e soprattutto per un permesso che tarda ad arrivare. Questo è il dramma che vivono migliaia di migranti, non avere risposte certe e celeri; sono costretti o a soccombere psicologicamente (come fanno molti) oppure resistere anche protestando, perché non è umano come continuaiamo a ribadire aspettare un anno per l’audizione in commissione territoriale.E pensare che ancora siamo solo a febbraio! Non più tardi di una settimana fa, ad Augusta sono stati fatti approdare più di 100 migranti che sono stati smistati un po’ in tutta Italia per non ingolfare già da ora i centri siciliani.Per poter reggere ai nuovi arrivi, le prefetture hanno aperto da un giorno all’altro dei CAS e mettendo anche fino a 100 migranti in una sola nuova struttura (il caso di Salemi). Questo provoca spesso ulteriori disagi perché nonostante la buona volontà e predisposizione(non sono caratteristiche comuni e sempre presenti) del “nuovo” ente gestore le difficoltà e l’impatto sono dirompenti e i nodi vengono subito al pettine.Anche i mediatori e gli operatori più esperti che lavorano da anni nel settore “accoglienza”, oggi si trovano in difficoltà , e sono proprio loro che denunciano le gravi carenze di competenza che hanno alcuni colleghi mediatori o operatori, al punto tale che giustificano le proteste in atto in alcuni centri.Altra caratteristica comune in alcune proteste è il luogo di ubicazione del centro; non si può aprire un CAS o uno SPRAR fuori dal centro abitato, perché in questi paesini di provincia le distanze (da 3 a 12 chilometri) non sono coperte da mezzi pubblici e le strade non sono illuminate, le conseguenze sono spesso simili, è cioè la difficoltà ad utilizzare il pocket money (quando c’è)perché difficile raggiungere il centro più vicino, ma ancora di più rischiare di morire, quando magari si torna la sera, perché gli automobilisti non si accorgono spesso dei migranti che camminano sul ciglio della strada.Intanto dalla prefettura e dalla questura si cerca (come dicono) di fare i miracoli, ma il personale è sotto dimensionato e le liste sono infinite, inoltre le difficoltà che riscontrano gli enti gestori poi devono essere gestire dallo Stato (vedi situazione drammatica di Milo). In ogni caso questo è il frutto delle leggi razziste che la fortezza Europa continua ad attuare.

Alberto Biondo
Borderline Sicilia Onlus