Non chiamatela ACCOGLIENZA!

Nella giornata di ieri siamo stati nel trapanese e nel
marsalese a seguito di una serie di segnalazioni di migranti “accampati” nelle
campagne in cerca di lavoro e di sistemazione.

In questo periodo infatti, ed ancora per una quindicina di
giorni, in questa zona si svolge la vendemmia.
Quale migliore occasione per sfruttare
un migrante che cerca di sfamarsi?

Abbiamo visto tantissime persone per le campagne
specialmente di Marsala, senza nessun alloggio, senza cibo e senza soprattutto
servizi igienici. Le condizioni igienico – sanitarie di queste piccole
tendopoli sono pari a zero; nessuna presenza delle istituzioni!

Prima di recarci a Marsala abbiamo fatto un primo giro per le strutture istituzionali per migranti del Trapanese.

Siamo passati al CIE di Milo, dove gli operatori presenti ci hanno confermato le continue
fughe giornaliere e le conseguenti sommosse e rivolte.

“Il centro è un colabrodo” continua a ripetere un operatore,
e i militari presenti sono inermi perché ridotti nel numero non riescono a
monitorare.

Il paradosso del CIE di Milo è l’emblema dell’accoglienza in
Italia: all’ente gestore è stato revocato il contratto, ma per legge può
continuare a gestire il CIE fino al 11 ottobre.

Questa situazione assurda ha contribuito a rendere la vita
ancora più infernale, invivibile. La colazione viene servita intorno alle 12 e
il pranzo alle 16 (avviene sempre più spesso). La quantità di cibo è sempre più
ridotta mentre la qualità sempre più scadente.

Attualmente si trovano 140 persone trattenute, anche se date
le fughe il numero giornaliero tende a diminuire.

Il maggiore problema riguarda le cure medihea adeguate. Nel CIE
infatti ci sono diabetici insulino dipendenti, ipertesi eccetera, soggetti cioè
con patologie che richiedono uno costante
controllo medico e una nella terapia puntuale, ma quando ci sono rivolte o
fughe spesso e volentieri i migranti presenti denunciano la mancata
somministrazione delle terapie con conseguenze che possono essere letali.

Inoltre la prefettura (che probabilmente effettuerà
un’aggiudicazione diretta al prossimo ente gestore) ha provveduto a pagare gli
arretrati degli stipendi degli operatori del CIE.

Abbiamo poi fatto un giro al CARA di Salinagrande i migranti
sono sempre in sovrannumero (350) in totale promiscuità (ci sono diverse donne
e un paio di famiglie con bambini).

Anche al CARA ci sono problemi igienico sanitari irrisolti
con il cibo che spesso provoca disturbi gatstrici (colpa del cibo o delle
precarie condizioni psicologiche di molti?) e non si riesce a trovare una
sistemazione diversa per i migranti che soffrono di patologie croniche gravi.

Abbiamo anche incontrato i migranti “stipati” nella palestra
“Buscaino” adiacente al porto di Trapani. Per i 44 migranti presenti (dei 100 in origine) i tempi di
permanenza superano i 30 giorni. In questa altra paradossale struttura di “non
accoglienza” anche i volontari della protezione civile e le forze dell’ordine
ci chiedono aiuto per sostenere i migranti. Da più di una settimana nessun
medico si presenta in palestra e mancano anche le medicine. Sono le forze dell’ordine
e i volontari a comprarle e a curare i migranti (fanno anche le iniezioni).

Un responsabile della protezione civile ci dice chiaramente
che i migranti presenti sono abbandonati da tutto e da tutti; mancano le
coperte (comincia a far freddo) e anche le scarpe.

Ma la cosa inquetante è la presenza di Frontex. Proprio
così. Operatori di frontex dialogavano con i ragazzi presenti nella palestra e
mostravano loro foto e mappe. Probabilemente il personale di Frontex svolge il
lavoro a loro assegnato, cioè verificare le rotte dei flussi migratori, ma
senza un’adeguata chiarezza di ruoli, perché i migranti sono convinti di
chiedere protezione internazionale rispondendo alle loro domande.

Per non parlare delle condizioni psicologiche di tanti
ragazzi (molti giovanissimi) che sono costretti, ci dicono, a rimurginare sia
di giorno sia di notte sulla loro vita, visto che l’unica possibilità che hanno
è quella di fare una passeggiata due volte al dì al porto scortati dagli
agenti.

La nostra giornata si è conclusa fra le campagne di Marsala.
Prima abbiamo visitato il centro Sprar in
contrada Perino, luogo spettrale in
cui il comune dovrebbe fare dei lavori di ristrutturazione e l’ente
gestore (Solidalia) progetti di
integrazione. Ma purtroppo non abbiamo visto nulla di tutto ciò.

Di fronte al centro ci è apparsa la prima tendopoli, in cui
erano presenti anche minori che, da più di un mese, vengono rimandati indietro
dalla questura di Trapani. Sarebbero in attesa di fotosegnalamento in quanto
richiedenti asilo.

Nei dintorni si trovano altre tendopoli e caseggiati
abbandonati, occupati dai tantissimi migranti che conoscono benissimo i punti
in cui la mattina presto i caporali fanno le “assunzioni”.

In una piccola tenda dormono circa 4/5 persone, senza acqua
né servizi igienici. Qui l’aria diventa veramente irrespirabile, e le condizioni
di salute, sia per la durezza del lavoro sia per le difficoltà realtive agli
alloggi ed al vitto, sono davvero precarie.

In questi luoghi ovviamente non esiste alcuno screening
sanitario per i migranti, la maggior parte dei quali sono richiedenti asilo che
arrivano dal Cara di Salinagrande.
Questa non è accoglienza!

Alberto Biondo (testo e foto)

Borderline Sicilia Onlus