Triplice arrivo in giornata a Pozzallo. Numerosi i Siriani e i Palestinesi

Mentre leautorità italiane
ed europee studiano come ridefinire le aree di competenza di pattugliamento delMediterraneo, piuttosto che aprire canali legali di ingresso o corridoi umanitari,in mare si continua a morire e non si arresta lafuga di chi scappa da guerre e persecuzioni.Sono 207 i migranti giunti soltanto nella giornata di ieri a
Pozzallo, con tre differenti sbarchi distribuiti nel corso del pomeriggio e
della serata. I migranti si trovavano su un barcone a 120 miglia sud-est di
Capo Passero, quando sono stati soccorsi da due motovedette della Guardia
Costiera e da un pattugliatore maltese, che subito si sono dirette verso il
porto del ragusano.

Durante il tragitto
un migrante in precarie condizioni di salute è stato trasportato in
elicottero all’ospedale di Catania con un familiare, mentre i restanti sono
stati suddivisi in tre gruppi per raggiungere la costa.

I primi sono stati sbarcati a Pozzallo verso le 13. Sono 54
migranti, 15 uomini, 16 donne e 23 minori, principalmente gruppi familiari con
bambini molto piccoli, due donne incinte trasportate immediatamente
all’ospedale di Modica, e un ragazzo diabetico. Su questa prima motovedetta
sono stati trasbordati infatti i migranti che, tra i 207 soccorsi, sono stati
ritenuti più vulnerabili. Trovano ad accoglierli forze dell’ordine,esercito,
Msf, Croce Rossa, Protezione Civile e pochi giornalisti stranieri. Provengono
da Siria e Palestina,scendono dalla motovedetta portando pochi borsoni come
bagagli,mentre i bambini corrono sorridendo verso l’autobus appena mettono
piede a terra. Sono visibilmente provati dal caldo, come i loro compagni di
viaggio che sbarcano poco dopo, alle 15.30. Anche loro sono un gruppetto di 51
persone, di cui 28 uomini, 14 donne e 10 bambini, sempre Siriani e Palestinesi.
“Questa gente è disperata, scappa dalla guerra”, “Hai visto cosa fanno in
Siria?Lì non possono mica stare”, i commenti tra i volontari ed alcuni passanti
che si sono fermati ad assistere riflettono su tutto quello che ha preceduto la
fuga di queste persone, e vedono un piccolo esodo in questi arrivi.

Un po’ diverse sono le reazioni all’arrivo dell’ultimo
gruppo di profughi, poco dopo le 21 della sera. Sono i 107 migranti tratti in
salvo da un pattugliatore maltese, 2 donne e 105 uomini, che arrivano dopo una
lunga giornata di attesa, avvolti nei giubbotti di salvataggio arancioni. Anche
loro siriani, palestinesi e qualcuno giziano. Salutano e sorridono, mentre troppi
flash illuminano i loro giovani volti. “Questi stanno bene, sono tutti giovani,
in salute”, sento dire da gruppetti di persone che mi circondano. “Sono anche
benestanti, un po’ di tempo fa arrivavano con gli ultimi cellulari”. Molti
commentano sorpresi l’intervento del pattugliatore maltese: “a malta non
vogliono nessuno, tutti a Pozzallo devono portare”. Le operazioni di sbarco ed
identificazione procedono velocemente. Anche questo gruppo di migranti sarà
portato, dopo le visite mediche di routine, presso il CSPA accanto al porto,
perché i numerosi profughi arrivati nei giorni precedenti sono stati trasferiti
in giornata nel centro di Comiso, dove si contano 262 presenze, ed ancora prima
in strutture dislocate nelle province di Campobasso, Benevento e Caserta. “Qui
siamo al collasso, Pozzallo ormai vede passare
migliaia di persone alla settimana”, si sfoga una signora appena
arrivata sulla banchina. “E tanti scappano poi, i Siriani scappano tutti. Però
loro hanno la guerra e sono da capire, li ho visti arrivare e ho pensato che
sono disperati”. Nonostante sia ormai un evento quasi quotidiano, l’arrivo
sembra infatti fermare il tempo, costringere i presenti a riflettere per poche
manciate di minuti, su quello che può spingere persone a viaggiare al limite
della sopravvivenza. Rimangono gli ultimi ragazzi in attesa sull’imbarcazione.
Un giovane migrante si accascia a terra improvvisamente mentre la Scientifica
sta procedendo al suo fotosegnalamento, e subito scattano i soccorsi. I suoi
compagni di viaggio si sporgono dall’alto per vedere. La loro sofferenza magari
non è visibile, ma quello che hanno passato non
può comunque essere dimenticato, per sostenere il loro desiderio di
ricominciare con tutta l’energia della loro giovane età a ricostruirsi un degno
futuro.

Lucia Borghi

Borderline Sicilia Onlus