IL CENTRO DI ACCOGLIENZA DON PINO PUGLISI, QUANDO LE RISORSE ESISTONO MA SI SPRECANO

In via
Francesco Del Pino, una traversa nascosta di via Gelso Bianco, nel quartiere
catanese di Zia Lisa, è situato il centro di accoglienza Don Pino Puglisi, bene
confiscato alla mafia nel 2002, che il Comune di Catania ha concesso in
comodato d’uso al Centro Astalli nel dicembre 2013, dopo un’odissea burocratica
lunga diversi anni. La struttura, infatti, era già stata affidata al Centro
Astalli nel 2006 e poi chiusa nel 2009 poiché considerata non a norma.

Vengo a sapere dell’esistenza di questo centro il
giorno dopo lo sbarco del 12 agosto a Catania, quando due giovani siriani mi
mostrano un foglietto spiegazzato con un indirizzo scritto a penna: è il luogo
dove è stata portata la sorella, incinta, di uno dei due. Cerco di informarmi
tra le Forze dell’ordine e i volontari del Palaspedini ma niente, nessuno
sembra conoscere la struttura.Decido così
di recarmi personalmente sul posto. Siam poco distanti dal centro commerciale
“Le Porte di Catania”, ma non è facile trovarlo poiché sito in una piccola
stradina interna. La via è deserta, suono il campanello e subito mi apre L., un
giovane volontario originario della Costa D’Avorio che vive in Italia da
quasi due anni. Mi mostra il centro e
resto piacevolmente colpita: la sala d’ingresso è ampia e luminosa, una grande
cartina al muro e diversi libri sugli scaffali. Da qui si accede a un lungo
corridoio sul quale si affacciano una sala da pranzo e tre ampie stanze al cui
interno si contano circa 8/9 posti letto; in fondo, i bagni con le docce. In
tutto 24 posti che però al momento non vengono utilizzati. La casa di accoglienza viene infatti
sporadicamente adoperata, in base ad un accordo informale con il Comune di
Catania, per ospitare migranti particolarmente vulnerabili, come nel caso degli
ultimi dodici ospiti che hanno occupato il centro per poco più di ventiquattro
ore la scorsa settimana: una famiglia di siriani con un figlio disabile e
alcune donne incinte, che non era opportuno far dormire a terra in un
palazzetto dello sport. Ricevo queste informazioni da Giuseppe Palazzo,
responsabile del Centro Astalli, il quale mi fa notare che la casa di
accoglienza potrebbe essere una risorsa importante di cui disporre, se solo si
instaurasse un rapporto di collaborazione continuativo e formale con il Comune.
Per diversi mesi, infatti, non è stata messa in atto alcuna convenzione formale
e solo negli ultimi giorni si è prospettata la possibilità di una
collaborazione più effettiva ed efficace. Non resta dunque che aspettare, ancora una volta,
il lento decorso della burocrazia.
Beatrice Gornati
Borderline Sicilia Onlus