Clelia Marano al Prefetto: “La supplico di togliere dal PalaNebiolo questi fratelli”

daTempostretto
La tendopoli di Messina ospita attualmente duecento persone, tutti uomini. Con l’arrivo dell’estate, il problema nelle tende diventa il caldo torrido. La mediatrice culturale di Palazzo Zanca Clelia Marano si appella al Prefetto: “Velocizzi le procedure per l’individuazione di una struttura più idonea”

In inverno il problema era la pioggia. Anche il freddo ma, se non altro, le tende erano riscaldate. La pioggia causava allagamenti – o vere e proprie alluvioni come quella del 26 dicembre – e rendeva il terreno un perenne pantano. Sono queste le cronache dalla tendopoli che da novembre e nel corso dell’inverno ci sono divenute familiari. Non si pensi, però, che con la bella stagione le cose vadano meglio. Se il problema non è la pioggia, infatti, adesso è il caldo. Le trentadue tende del campo profughi realizzato nel campo da baseball limitrofo al PalaNebiolo, con il sole e le temperature ormai estive, diventano letteralmente un forno.
Quanto il caldo sarebbe diventato un problema era evidente già nel corso dell’ultima ispezione effettuata dal deputato nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Erasmo Palazzotto, due mesi fa. Già da allora, sole a picco, caldo e polvere avevano messo a dura prova il deputato e i suoi accompagnatori. Ora è esplosa l’estate e le condizioni di vita in tenda diventano sempre più problematiche.
A questo proposito interviene l’esperto del Comune ai servizi sociali e alla mediazione Clelia Marano, che si rivolge al Prefetto Stefano Trotta in un tono a metà tra lo sfogo e l’appello: “Gentile Prefetto, la supplico di velocizzare le procedure per la gara, la supplico di effettuare al più presto tutti i controlli, la supplico di togliere subito dal PalaNebiolo questi nostri nuovi cittadini. Gli africani non possono dormire, durante il giorno le tende assorbono tutto il calore. La notte si squaglia, trascorrono le giornate sotto una striscia di muro”.
La gara a cui fa riferimento al Marano è il terzo bando di gara indetto dalla Prefettura e scaduto il 18 aprile scorso, in cui si chiedeva ai partecipanti di segnalare un luogo idoneo per la prima accoglienza. Di quattro partecipanti che hanno suggerito altrettante strutture, tre in provincia e una a Messina, ne sono rimasti in gioco solo tre, essendo stata scartata una delle strutture in provincia, ritenuta non idonea. Sulle altre, continuano i controlli e gli accertamenti dei documenti e la decisione si attende, ormai, di settimana in settimana. Le strutture rientrano in quelle delle ex Ipab. Quella di Messina è la più grande, con una disponibilità di 150 posti. Nel frattempo, non ci sono altri posti disponibili in città.
Un dramma nel dramma quello della tendopoli di Messina, che si inscrive nel panorama più ampio e tragico della prima accoglienza ai migranti. Un sistema allo sbando anche perché gestito male, rispondendo ad una logica dell’emergenza che si perpetua da oltre tre anni e logica vuole che un emergenza che si prolunga per tanto tempo non sia tale, ma diventi quotidiano e routine.

(Eleonora Corace)