Uno striscione al PalaNebiolo. Attivisti entrano nel centro, la Prefettura decide per il bando 2015

tempostretto – I membri della Rete Antirazzista hanno fatto irruzione nel
centro del PalaNebiolo e affisso uno striscione sul traliccio della struttura
adibita a centro temporaneo di accoglienza per migranti. Nel frattempo, la
Prefettura ha aperto le buste dei partecipanti al nuovo bando di gara che
sancisce la proroga dei centri per migranti a Bisconte e PalaNebiolo per
l’intero 2015, per un totale di 440 posti.

Non sono mancati momenti di tensione con le forze
dell’Ordine quando i manifestanti hanno oltrepassato i cancelli che delimitano
il centro d’accoglienza. L’azione dimostrativa di ieri pomeriggio rappresenta
l’apice di un percorso inaugurato dallaricostituita Rete Antirazzista
Messinese. La manifestazione è iniziata con un sit-in dinnanzi i cancelli della
tendopoli, simbolo di mala-accoglienza e diritti violati, per poi concludersi
con l’invasione del campo e l’affissione dello striscione. Infine, i
manifestanti sono usciti dal centro accompagnati dai sorrisi e dagli
applausi dei migranti.Uno striscione dentro il Palanebiolo. Tre attivisti si sono
arrampicati su un traliccio per agganciarlo – insieme ad una bandiera No Muos e
a una No Tav – mentre il resto dei manifestanti ha invaso il perimetro del
campo. E’ l’epilogo della mobilitazione messinese in occasione
dellaGiornata d’Azione Globale per i Diritti dei Migranti, Rifugiati e Sfollatiche
si celebra in tutto il mondo il 18 Dicembre.

E’ passato ormai un annoda quando la struttura
sportiva del PalaNebiolo è stata adibita a centro di accoglienza temporaneo per
migranti, con l’apertura del palazzetto sportivo prima e l’allestimento di
trentadue tende per otto posti ciascuna, dopo. La struttura, priva di
ordinamento giuridico – non rientrando nella classificazione dei centri
ministeriali – ha assunto sin dall’inizio la fisionomia di un centro di
smistamento temporaneo. I migranti, infatti, vengono trasferiti a Messina e poi
spostati in altri centri sparsi per l’Italia, in un arco di tempo che
varia da qualche settimana a un paio di mesi.

Quando i primi cinquanta eritrei hanno varcato le soglie del
centro sportivo per dormire sulle brande allestite nella palestra, si diceva
che sarebbero rimasti solo una settimana. Poi il centro doveva rimanere attivo
solo per un mese, per finire con un bando di affidamento all’ente gestore che
scade questo dicembre 2014 e con un altro già pronto che prolungherà la vita
del centro per l’intero 2015 –dal 1 gennaio al 31 dicembre 2015.
Sono state aperte martedì 16 dicembre le buste che contenevano le offerte dei
partecipanti al nuovo bando prefettizio indetto il 2 dicembre
perl’affidamento del servizio di accoglienza nella provincia di Messina
dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Questa
volta,sono dieci i partecipanti al bandoe la Prefettura ha iniziato
le verifiche per selezionare l’offerta economicamente più vantaggiosa.
L’appalto prevede440 posti, di cui 240 al PalaNebiolo e 200 all’ex
Caserma Gasparro di Bisconte. Quest’ulteriore bando conferma il progetto
Ministeriale che prevede l’individuazione di tre città italiane – tra le quali
Messina – per la creazione di tre grandi centri – chiamati “Hub” – di
smistamento per richiedenti asilo. Nelle intenzioni del Ministero la capienza
dei rispettivi centri dovrebbe contenere almeno le 800 persone. Una cifra,
questa, facilmente raggiungibile con l’eventuale ristrutturazione dei due
plessi attualmente inagibili della struttura dell’ex Caserma a Bisconte.

Insieme alla ex caserma di Bisconte – che viene utilizzata
dall’estate scorsa- el’ex Ipab Conservatori Riuniti di Messinadove
sono stati trasferiti dei minori non accompagnati, la tendopoli del Palanebiolo
rappresenta per i membri della Rete Antirazzista “quel tipo di gestione di
accoglienza che in questi giorni è sotto il mirino della giustizia per il
business che si è creato intorno ai centri come i CARA e i CIE”.

La rete
Antirazzista è composta, principalmente, da diverse realtà cittadine
tradizionalmente impegnate nei temi del sociale, come ilTeatro Pinelli,laCasa
Rossa, ilcircolo Arci,l’Arcigay,Cambiamo Messina dal Basso,
Orsa, ecc. All’iniziativa hanno partecipato anche due consiglieri di quartiere
–Santino BonfiglioeFrancesco Mucciardi– eil consigliere
comunaleLuigi Sturniolo. Numerosi anche gli studenti medi. L’ambizione è
quello di un coordinamento regionale, il primo appuntamento del quale è una
manifestazione prevista per fine Febbraio, come spiegaTania Poguish,
presidente dell’associaizoneMigralab Sayad.

Sullo striscione appeso
al traliccio del PalaNebiolo campeggia la scritta: “No war. No borders. No
militarizzazione accoglienza. No devastazioni”. Un filo conduttore, quello di
una giusta accoglienza e della difesa dei territori, che trova le sue cause
nella gestione securitaria dei popoli a vantaggio della speculazione selvaggia
dei territori.“Abbiamo esposto oltre la bandiera No Muos, quellaNo
Tavper ribadire la nostra vicinanza con i compagni in lotta contro questa
inutile mega opera, ieri ingiustamente condannati a3 anni e 6 mesi. Lo
abbiamo fatto con la consapevolezza di essere dinnanzi a poteri tanto forti
quanto disumani che privano i popoli dei loro territori, distruggendoli
mediante potenti sistemi di controllo, ora dall’alto bombardano, militarizzando
l’accoglienza, costruendo strutture di detenzione o semidetenzione per
migranti, ora dal basso mediante l’iniezione di nocività attraverso le più
svariate tipologie di impianti”. E il pensiero va immediatamente alle lotte
locali control’Elettrodotto Ternanella Valle del Mela e
laRamdi Milazzo.

Sorridono agli attivistidiversi migranti. Sono ragazzi
africani giovanissimi,alcuni dei quali palesemente minorenni. Si
lamentano della struttura in cui sono costretti a vivere, soprattutto per il
freddo che patiscono nelle tende. I vestiti che indossano non sono adatti alla
stagione e loro stessi dichiarano di aver recuperato qualche capo dalla
spazzatura. Sono a Messina da due settimane, ancora confusi sui loro diritti e
la procedura che li attende. Soffrono anche, tra l’altro, della mancanza di
intimità e privacy, costretti, come sono, a vivere ammassati. Denunce che
vengono ripetute da oltre un anno – insieme alla pubblicazioni di diversi
rapporti dell’Asp che sottolineano le gravi carenze sanitarie della struttura.
La Rete Antirazzista ribadisce la necessità della chiusura della tendopoli e
l’avvio di una nuova fase di accoglienza. Finalmente umana.

Eleonora Corace