Soldi sporchi

L’ultimo naufragio al largo della Libia – la tanto celebrata “nuova” Libia – in cui almeno 130 persone sono morte ed un numero imprecisato è disperso, è stato preceduto, di circa due settimane, dalla dichiarazione di Draghi con cui si esprimeva soddisfazione per i “salvataggi” della guardia costiera libica.

E quest’ultima adesso può di nuovo fregiarsi della presenza di “Bidja”, scarcerato nonostante nei suoi confronti pendano accuse pesantissime di crimini contro l’umanità e traffico di esseri umani, supportate da centinaia di testimonianze di migranti passati sotto il suo giogo.

Ipocrisia, in nome del potere e dei soldi: soldi sporchi e macchiati del sangue di persone innocenti e della nostra indifferenza.

Nessun politico ha ammesso che queste morti sono la conseguenza diretta di scelte che hanno nomi e cognomi, nessuno ha avuto la dignità di dire che il premier ha recitato il solito copione, ha mentito sapendo di mentire. Nessuno con una media conoscenza della realtà, infatti, chiamerebbe “salvataggi” operazioni di cattura che riconsegnano agli aguzzini le persone  in fuga da torture e violenze.

E la maggior parte dei media – a parte le solite poche e preziose eccezioni – fa il gioco di questo potere politico: la notizia di quest’ultima strage in mare ha avuto pochissimo spazio tra le notizie, addirittura su Repubblica online era la trentacinquesima.

Anche la notizia del rinvio a giudizio a Salvini nel caso Open Arms, è passata quasi sotto silenzio, come a volere preservare questa trasversalità al governo, in cui siedono tutti allo stesso tavolo, come d’altronde accade ormai da troppi anni.

Noi italiani ci indigniamo per il tempo di un tweet, dimenticando chi compie crimini ogni giorno e facendoci indicare dai criminali la via da seguire per trovare il capro espiatorio di questo momento storico.

Il 25 aprile, nonostante il Covid e le limitazioni, molta gente è scesa in piazza per festeggiare la Liberazione da un fascismo che non ci ha mai lasciato e che oggi vuole rialzare la testa e prendere piede, anche grazie ad un sistema economico in cui con i soldi si può fare tutto: corrompere governi, creare multinazionali, manipolare l’informazione. In tanti, nonostante la paura del virus, hanno voluto ricordare che ancora una volta delle persone sono state deliberatamente lasciate morire in mare senza soccorso, come denunciato dal Forum Antirazzista di Palermo.

 

 

Chi riesce ad arrivare vivo in Italia, oltre che per gli hotspot e i CAS, continuerà a passare anche per le navi quarantena, nonostante tutte le associazioni e gli enti di tutela denuncino da mesi l’assurdità e l’illegittimità di questa prassi.

Il governo ha pubblicato il bando per cinque navi, che costano, solo per il noleggio, 36 mila euro al giorno l’una. A tali somme vanno aggiunte quelle per la gestione, ossia 25 euro a migrante al giorno.

La prefettura di Palermo ha bandito una gara di 552 mila euro per un centro Covid per 50 persone, la prefettura di Trapani ha stanziato soldi per la gestione di centri Covid – più altre somme – per la riapertura del CPR di Milo (5,4 milioni per 2 anni). E potremmo andare avanti elencando i vari bandi per la gestioni di centri Covid in tutta l’isola. Una pioggia di soldi che si concentrano sempre in meno mani, che poi sono sempre le stesse, magari dietro la costituzione di nuovi enti.

Non possiamo aspettarci che l’accoglienza cambi, e che le persone non restino prigioniere di un sistema criminale che le rende invisibili. Moltissimi migranti dopo i centri Covid sono in strada, anche giovanissimi. Li troviamo nelle stazioni delle nostre città o nelle campagne dove qualcuno continua a fare soldi sulla pelle di tantissimi invisibili, senza nessuno scrupolo e con la connivenza della politica che finanzia progetti che fanno finta di sostenere in modo subdolo e ipocrita i migranti.

Uno di loro lo abbiamo incontrato ieri, uno dei tanti che a proposito della Liberazione ci ha detto queste parole: “Io sono venuto qui per lavorare e non per giocare. Ho lasciato mamma sorella e papà in Senegal e ogni sera sogno che la mia famiglia possa mangiare ancora una volta in un’unica tavola. Loro sono la mia forza e sono sempre con me nel mio cuore. Sono venuto per una vita libera, perché voglio essere un uomo libero, ma per il momento sono schiavo di un padrone e della burocrazia. Ma nessun trafficante, nessun politico, nessun fascista potrà mai fermare la mia voglia di libertà, anche se è dura, veramente dura. Non voglio diventare ricco, i soldi non mi interessano. Voglio solo vivere una vita bella”.

Lui è uno dei nuovi partigiani, quelli che lottano ogni giorno contro il fascismo dilagante e che, come i nostri nonni, ci darà la forza per continuare a resistere.

 

Alberto Biondo

Borderline Sicilia