A Pozzallo secondo arrivo nel giro di 24 ore. Sempre più numerosi i minori

Mentre la cronaca ci riporta le
agghiaccianti notizie di ciò che succede al largo delle coste libiche, nei porti siciliani continuano gli arrivi. A meno di 24 ore di distanza dallo
sbarco precedente, ieri mattina sono giunti nel porto di Pozzallo altri 355
migranti. La notizia è stata data con un anticipo consistente rispetto ai
precedenti,e i migranti presenti nel CSPA accanto al porto stamattina erano già
stati trasferiti al centro parallelo di Comiso, per far posto ai nuovi arrivati.

Giungo al porto verso le 12.30, e trovo, oltre alle Forze
dell’ordine e ben due camionette dell’esercito, gli operatori di Medici Senza
Frontiere, della Croce Rossa ,della Protezione Civile, insieme a quelli del
centro di accoglienza e ad una mediatrice linguistica,che hanno già predisposto
l’accampamento medico e tutto il necessario per la prima accoglienza. Tra di
loro è seduta anche l’On. Laura Bottici di passaggio in queste zone, che appena
saputo della notizia dello sbarco, ha deciso di fermarsi in queste caldissime
ore al porto per assistere alle operazioni. Gli operatori sono comprensivamente
stanchi e accaldati, ma c’è un clima disteso e molti racconti delle esperienze
precedenti per ingannare l’attesa. Dalla nave ci comunicano che operazioni di
controllo sanitario sono finite, e dopo una ventina di minuti l’imbarcazione
raggiunge il porto. Gli agenti della squadra mobile di Ragusa e gli uomini
della Capitaneria di porto dirigono le operazioni di sbarco. Gli immigrati, che
si trovavano in difficoltà durante la traversata nel Mediterraneo, sono stati
soccorsi da un mercantile che li ha trasportati fino a Pozzallo.

Il medico fa indossare a tutti e
senza eccezione guanti e mascherina, e finalmente vediamo i migranti ammassati
sulla nave raggiungerci. Ci sono tantissimi bambini, alcuni anche molto
piccoli, e parecchi ragazzini che, appena l’imbarcazione si ferma, si alzano e
corrono d’istinto verso l’uscita. La scena è davvero impressionante,per
l’ingenuità e l’umanità che esprime questo loro slancio. Anche alcuni operatori
ormai avvezzi a questi arrivi, rimangono perplessi e stupiti: “Mamma, quanti
sono questi ambini!Incredibile!Pensa a quanto si spaventano vedendoci qui pure
con la mascherina”, commentano due storiche volontarie della Croce Rossa. Tocca
al personale della Protezione civile a bordo, farli sedere e attendere con
pazienza il loro turno per scendere. Sul lato della banchina si affaccia un
gruppetto di giovani ragazzi sub sahariani che salutano e sorridono. Si alzano
in piedi, coprendosi la testa con i giubbotti di salvataggio per il sole
cocente, e agitano braccia verso di noi. Sembrano davvero impazienti di toccare
terra, diversamente da altri gruppi, prevalentemente famiglie, che rimangono
accasciati, sfiniti e bruciati dal sole.

Sull’imbarcazione ci sono 355
migranti, di cui 185 uomini, 65 donne e ben 107 minori. I paesi di provenienza
sono molteplici: Siria, Egitto, Eritrea, Marocco, Tunisia, Sudan e Palestina.
Le prime a sbarcare sono 4 donne incinta, di cui una al nono mese, trasferite
immediatamente all’ospedale di Modica. Seguono due ragazzi astenici,
letteralmente sfiniti dalla traversata, inviati subito al pronto soccorso di
Ragusa, ed un neonato di soli 20 giorni, anche lui portato con la madre
all’ospedale di Ragusa. Mi avvicino alla tenda dove i medici prestano i primi
soccorsi e riesco a scambiare due parole con un profugo palestinese:”I’m from
Gaza. Bombs. Escape with my family”, sono le poche parole che riesce a dire in
uno stentato inglese. E poi: “Water”.
E’accasciato su una brandina insieme ad un bimbo sui cinque anni, forse il
figlio, che non si sente bene e viene repentinamente portato su un ambulanza. I
Palestinesi in arrivo sono decisamente in aumento, negli ultimi giorni.

Lo sbarco procede in modo
abbastanza veloce. Decine di bimbi sfilano davanti alle forze dell’ordine e
agli operatori che legano ad ognuno un bracciale di carta numerato, utile poi
ai procedimenti di identificazione. I bimbi si aggrappano a chi hanno vicino, tengono
il braccialetto ben in evidenza e sgranano gli occhi quando la scientifica li fotografa,
prima di salire sui bus diretti al CSPA vicino al porto. “Per ora trasferiscono
tutti lì, ultimamente preferiscono spostarli solo dopo almeno una notte, quando
si sono un po’ ripresi”, mi dice una volontaria della Protezione Civile, “anche
perché gli ultimi trasferimenti a Comiso sono stati di questa mattina. “Cerco
di capire meglio altri spostamenti in programma a breve, ma per ora tutti mi
sanno dare indicazioni solo su questo primo viaggio. E’ un mesto corteo continuo, piedi nudi o
stivali pesanti, per chi indossa anche giubbotti o strati di maglioni,
preferendo avere le mani libere da fagotti di plastica. Con loro per ora si può
solo scambiare qualche saluto o parola veloce, ma soprattutto ricambiare i loro
sguardi che ricordano l’importanza di andare sempre oltre le tante parole.

Lucia Borghi

Borderline Sicilia Onlus