Il governo dei migliori e la criminalizzazione della solidarietà

L’avvento del governo Draghi è coinciso temporalmente con una serie di circostanze che – nel giro di pochi giorni – hanno riportato alla ribalta le azioni giudiziarie volte a criminalizzare la solidarietà ed il supporto ai migranti da parte di associazioni e organizzazioni non governative.

Ogni gesto umano in Italia come in Europa, in mare come a terra, è sotto attacco con ogni mezzo, anche grazie ad una continua propaganda di matrice fascista che intossica il dibattito ed inquina l’informazione e la percezione delle notizie da parte dell’opinione pubblica.

Tutto questo avviene sotto i nostri occhi, mentre in silenzio la strage delle persone in fuga continua senza sosta. Dopo l’ennesimo naufragio di alcuni giorni fa, l’organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha dichiarato:  “Tragedie e perdite di vite evitabili continuano mentre persiste una politica di silenzio e inazione”.

Il dovere di memoria storica riguardo alla campagna di criminalizzazione delle ONG degli ultimi anni, e riesplosa con vigore negli ultimi giorni, impone di sottolineare la gravità della recente notizia delle dimissioni da parlamentare dell’ex ministro Minniti, che d’ora in poi guiderà la fondazione Med-Or, creata dall’azienda di dispositivi militari Leonardo.

La Leonardo S.P.A è una società a partecipazione pubblica, che ha da poco ottenuto dal ministero dell’Interno una commessa di quasi 7 milioni di euro per l’acquisto di un drone che sorveglierà il Mediterraneo con lo scopo di scoraggiare le partenze e favorire i respingimenti. Tutto ciò equivale nella pratica a continuare a foraggiare i trafficanti e la guardia costiera libica e far morire le persone in mare.

Con un decreto ministeriale pubblicato lo scorso 18 febbraio, è stata stanziata la somma di 375.000 euro per l’anno 2020, come contributo a favore dei Comuni di Lampedusa e Linosa, Porto Empedocle, Pozzallo, Caltanissetta, Vizzini, Messina, Siculiana e Augusta, destinato a fronteggiare le esigenze connesse al contenimento della diffusione del Covid-19 e a garantire la regolare gestione, anche di natura sanitaria, dei flussi migratori.

Dalle informazioni che riceviamo dalle persone che sono passate per l’hotspot di Lampedusa, apprendiamo che la situazione è disumana: persone che lottano per un materasso di gomma piuma all’addiaccio perché non ci sono posti dentro il centro. Uomini, donne e bambini si trovano costretti in uno stato di promiscuità, senza nessun sostegno e nessuna informativa legale. Ci è stata raccontata anche l’agghiacciante storia di due fratelli di 9 e 11 anni che sono stati divisi dalla madre incinta – evacuata per il parto –  e per almeno 8 giorni lasciati soli e senza nessuna presa in carico dentro un centro dove erano presenti circa 1000 persone. Solo dopo il trasferimento in una struttura hanno potuto sentire la madre e avere sue notizie; l’ennesimo trauma che si aggiunge a quello del viaggio.

Inoltre, gran parte del personale della questura in servizio all’hotspot di contrada Imbriacola ha contratto il virus e si trova in isolamento sull’isola, dove sta per essere inviata un’altra squadra, con le ovvie ricadute sul lavoro in sede ad Agrigento, già a rilento. Un contesto di disorganizzazione e incomprensione sulla pelle dei migranti, che, dopo navi quarantena e centri Covid, vengono trasferiti in altre regioni (quando sono fortunati perché il rischio di essere lasciati in strada senza nessuna spiegazione è concreto), con viaggi anche di 12 o più ore, senza cibo o acqua per il tragitto.

La prefettura e la questura di Agrigento, che hanno il peso maggiore, non hanno il personale numericamente adatto a fronteggiare il carico, e l’esiguo personale in servizio non ha mezzi a sufficienza. A fronte di queste mancanze e situazioni disastrose, la spesa di milioni di euro in dispositivi militari assume un carattere ancora più vergognoso.

La vita all’interno dei centri è sempre più drammatica, perché non ci pensa più nessuno: nessun monitoraggio, nessun controllo. Ed è così che qualche cooperativa ne approfitta lasciando le persone ospiti al proprio destino, con la conseguenza che alcool e violenza diventano la quotidianità. Dobbiamo registrare un’altra rissa all’interno di un centro in Sicilia che ospita anche famiglie con minori, in cui una persona è stata quasi uccisa. Risse nate dall’abbandono delle persone nelle strutture ubicate nelle periferie delle nostre città: nessun mediatore, nessuna notizia dei loro percorsi amministrativi, un nulla che porta a disperazione e violenza.

La pandemia non ha fatto che esacerbare e portare al limite una situazione in cui, da anni, la prassi è sempre e solo l’emergenza. La scarsa attenzione verso la progettazione ha contribuito a creare questo panorama sempre più desolante e drammatico, mentre le manovre di politici, senza un’idea di futuro, fanno tutto il resto.

Ed oggi abbiamo anche il salto di qualità sull’odio per annientare ogni forma di dissenso e opposizione verso politiche sempre più disumane e lesive dei diritti delle persone, migranti e non.

 

Alberto Biondo

Borderline Sicilia