In carcere due anni per traffico di esseri umani: in realtà erano solo dei migranti in cerca di una vita migliore

Espresso.repubblica.it – La Corte di appello di Palermo ha assolto quattordici immigrati che nel 2016 erano sbarcati sulle coste siciliane guidando sette gommoni carichi di africani. L’Arci: «Negli ultimi dieci anni arrestate 2.500 persone ingiustamente».

Non erano scafisti, erano migranti costretti a guidare gommoni carichi di vite umane dai veri trafficanti di uomini sulle coste libiche e del Nord Africa. Finisce così una odissea nell’odissea del Mar Mediterraneo per 14 migranti arrivati dal Gambia, dal Senegal, dalla Costa d’Avorio, dal Ghana, dalla Guinea e dalla Sierra Leone nel 2016 sulle coste siciliane. Il 23 maggio di quell’anno vennero subito arrestati dalla polizia con l’accusa di essere dei trafficanti di esseri umani, dopo le testimonianza che li indicavano alla guida delle imbarcazioni.

La Corte d’appello di Palermo ha assolto Ebrina Fofana, Fall Ibrahima, Mamadi Jarju, Mahamadou Balde, Emanuel Niikwi, Bilson Kofi, Mouhamed Fall, Mustefa Sarr, Alex Janga, Jegan Jobe, Mohamed Akim Karam, Mohamed Fall, Draman Bah, Ngala Tun: «Una sentenza che conferma pienamente le nostre tesi, e cioè che non si trattava di scafisti ma di persone disperate costrette con la forza e sotto minaccia a guidare i gommoni», dice l’avvocato che ha seguito il ricorso in secondo grado Matteo La Barbera.

A dare una prova forte della reale situazione di questi migranti all’indomani dello sbarco è stata la testimonianza durante il processo del vice questore Carmine Mosca: «I famosi scafisti, cioè i terminali dell’organizzazione criminale africana, si sono accorti che, arrivando in Italia, molto spesso vengono arrestati. Gli scafisti hanno quindi imparato recentemente un altro metodo, cioè sono corsi ai ripari: in sostanza, loro fanno partire, si occupano di far partire i gommoni di sistemare, di fare arrivare i migranti sulle coste libiche, di trattenerli nelle “seif house”, o mesdre in arabo, anche per settimane o mesi: approfittandone in tutte le maniere, sia da un punto di vista fisico che economico.

Dopodiché di notte, quando il mare, le condizioni del mare lo consentono, li portano sulla costa, li fanno salire, li imbarcano su natanti che possono essere di gomma e addestrano in maniera improvvisata alcuni migranti a condurre il natante. Li conducono fino al confine delle acque internazionali, perché evidentemente esiste una forte complicità con gli organi di controllo libici, e poi li abbandonano al loro destino». Per i giudici comunque i quattordici migranti arrestati hanno agito perché costretti e in stato di necessità. Liberati nel 2018, adesso hanno incassato anche l’assoluzione in appello.

Commenta Sara Traylor, dell’Arci Porco Rosso che segue la vicenda sin dall’inizio: «Questa sentenza rappresenta una grande vittoria. Innanzitutto per i nostri amici, che finalmente possono continuare la loro vita senza temere di dover passare il prossimo decennio in carcere. È anche un passo avanti in una battaglia più ampia. Dal 2013 più di 2500 migranti sono stati criminalizzati semplicemente per aver condotto un’imbarcazione che è riuscita a raggiungere l’Europa. Dobbiamo riconoscere che la violenza alle frontiere è nient’altro che il prodotto delle politiche di chiusura dell’Europa stessa, e che i cosiddetti “scafisti” vengono usati come capro espiatorio, per creare una narrazione sfalsata e incompleta, con gravissime conseguenze.»

 

Antonio Fraschilla