Migranti. I funerali di Lampedusa e quell’assenza imbarazzante delle istituzioni

Redattoresociale.it – Sull’isola la commemorazione delle 13 vittime recuperate: tutte donne, la più piccola ha 12 anni. Continuano con difficoltà le ricerche dei dispersi. Mediterranean Hope: “Lampedusa di nuovo lasciata sola a contare i morti, nell’indifferenza generale”. Sea Watch: “Grave che nessuno si sia sentito in dovere di venire qui”.

Foto di Agenzia DIRE

ROMA – La più piccola, tra le persone identificate ha appena 12 anni, ma tra i dispersi si cerca una bimba di 10 mesi e un bambino di due anni. Saranno celebrati questa sera i funerali delle 13 donne i cui corpi sono stati ritrovati al largo di Lampedusa dopo il naufragio che si è verificato nella notte tra domenica e lunedì. Mentre le avverse condizioni meteo marine continuano a rallentare la ricerca dei dispersi le esequie saranno celebrate presso la “Casa della Fraternità” dal parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra, “su richiesta dei sopravvissuti e desiderio della comunità”.

E intanto emergono le prime testimonianze agghiaccianti. Un sopravvissuto ha raccontato di aver recuperato un bambino di pochi mesi, ma strattonato da una persona che era già in acqua e stava annegando, ha perso la presa vedendo scomparire tra le onde il neonato. Anche sul numero dei dispersi non c’è certezza: i sopravvissuti hanno fornito dati discordanti sul numero totale dei migranti a bordo dell’imbarcazione, chi parla di 55, chi di 60 e chi addirittura di 70 persone.  I sopravvissuti sono 22.

“In questo momento le ricerche proseguono solo per via aerea, le condizioni del mare non permettono l’impegno delle unità navali. Noi stiamo supportando i sopravvissuti, siamo stati presenti alle identificazioni, è stato un momento davvero straziante: i familiari delle vittime hanno provato a riconoscere i volti dei loro familiari, ma non tutti sono riusciti a terminare il giro”, racconta Alberto Mallardo di Mediterranean Hope, che da sette anni vive e lavora sull’isola. “Quello che oggi più ci colpisce è che il naufragio è accaduto a pochi giorni dal 3 ottobre – aggiunge -. Ogni anno le istituzioni si ritrovano a Lampedusa per promettere che le tragedie del mare non si ripeteranno ma più, eppure a distanza di due giorni siamo tornati a contare le bare al molo Favaloro. Spicca anche il silenzio delle istituzioni – continua Mallardo – Lampedusa è di nuovo lasciata sola a contare i morti, nell’indifferenza generale. Anche quando il naufragio avviene a poche miglia. Sono mesi e anni che le persone continuano a morire nel Mediterraneo centrale perché le operazioni di soccorso vengono ostacolate in tutti i modi, sia quelle private che quelle governative. Niente è cambiato in questi sei anni: continuano a mancare vie sicure e si continua a morire”.

Anche Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch denuncia l’assenza delle istituzioni a Lampedusa. “E’ assurdo che nessuno abbia sentito l’esigenza di venire sull’isola per commemorare queste persone. Qui ci sono 13 salme di donne, noi siamo presenti insieme alle forze dell’ordine, ai soccorritori, a tutti coloro che si stanno impegnando in questi giorni nel recupero degli altri dispersi – dice Linardi a Redattore sociale -. Per la tragedia di Trieste le istituzioni si sono mosse, qui non è venuto nessuno, evidentemente ci sono standard diversi rispetto al tipo di disgrazia. E’ ancora più incredibile che tutto questo avvenga nei giorni in cui i ministri degli Interni sono a Lussemburgo per discutere di questo tema”. Le ong hanno elaborato una controproposta all’accordo di Malta, con standard precisi su redistribuzione e salvataggio in mare. “Le nostre operazioni di monitoraggio aeree testimoniano ogni giorno i ritardi negli interventi: il paradosso è che il Mediterraneo, nonostante sia il mare più militarizzato al mondo, non è sufficientemente equipaggiato per il soccorso. Le forze dell’ordine hanno mezzi insufficienti, la strategia politica è volta a impedire la presenza di assetti navali a largo. E in questo contesto continuano le stragi in mare, senza che si possa fare molto per evitarle”.

Eleonora Camilli