Tunisia, Zarzis. Protesta dei pescatori contro la Guardia costiera libica

Globalproject.info – Da una settimana i pescatori membri dell’associazione Zarzis Le Pêcheur – Al Bahar (della città costiera di Zarzis nel sud-est della Tunisia, nel governatorato limitrofo alla Libia) hanno bloccato il porto di pesca e lanciato un’urgente richiesta d’aiuto alle autorità tunisine.

Come viene spiegato in un comunicato, i piccoli pescatori chiedono protezione e soccorso da parte delle autorità tunisine per quelli che definiscono degli atti di pirateria della Guardia costiera libica in acque territoriali e nella zona Search and Rescue (Sar) tunisina.

I pescatori di Zarzis lavorano nelle acque internazionali tra Italia, Tunisia e Libia. Già da prima delle rivoluzioni del 2011 effettuano salvataggi in mare di persone migranti partite dalla Libia in imbarcazioni sovraccariche e fatiscenti. Il sequestro di pescatori tunisini (e non solo) da parte di diversi gruppi armati libici, spesso ai fini di ottenere riscatti, non è un fenomeno nuovo. Di recente però questi rapimenti con armi da fuoco, sequestri di barche e richieste di riscatto sono aumentati.

Da quest’estate la Guardia costiera libica – in particolare quella di Zawiya, a detta dei pescatori di Zarzis – opera nella zona Sar e nelle acque territoriali tunisine per intercettare e riportare in Libia persone migranti, come stabilito da accordi con l’Italia e l’Unione Europea. Imbarcazioni della Guardia costiera libica sono state avvistate anche in altre località tunisine più a nord, vicino la città di Mahdia.

A seguito di queste aggressioni, i pescatori esitano sempre più a divulgare la loro posizione per segnalare imbarcazioni in difficoltà per paura di essere anche loro rapiti all’arrivo della cosiddetta Guardia costiera libica. I pescatori chiedono aiuto alle Ong nel portare soccorso nel Mediterraneo e protezione dallo stato tunisino. Pubblichiamo qui di seguito il comunicato dell’Associazione Zarzis Le Pêcheur – Al Bahar, tradotto da Issameddinn Gammoudi e Valentina Zagaria.

 

Pescatori di Zarzis: Il settore della pesca sta morendo a causa di un accordo internazionale ingiusto e dell’assenza di una politica nazionale

I pescatori di Zarzis soffrono costantemente non solo a causa delle infrastrutture portuali inadeguate, della scarsa assistenza, delle ripercussioni della situazione politica nei paesi vicini, del degrado ambientale e del suo impatto sulla vita marina, ma anche a causa delle recenti operazioni di pirateria e delle minacce armate ai pescatori tunisini all’interno delle acque territoriali tunisine commesse da uomini armati che si dichiarano essere membri della Guardia costiera libica. Queste pratiche sono diventate frequenti, arrivando fino al rapimento di persone, al sequestro illegale di barche e alla contrattazione di riscatti.

Come associazione che difende i legittimi e comuni interessi professionali dei pescatori, ci appelliamo alle autorità, guidate dalla Presidenza della Repubblica, affinché intervengano con urgenza e risolvano questa crisi che non solo minaccia la continuità della pesca ma si è trasformata in una violazione della sovranità nazionale:

– Riteniamo le strutture del Ministero dell’Agricoltura, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero della Difesa e della Presidenza del Governo responsabili della situazione catastrofica prodotta dall’accordo firmato tra l’Unione Europea, Malta, la Tunisia e la Libia. Consideriamo anche che questo accordo sia una violazione della sovranità nazionale dello Stato tunisino sul suo territorio marittimo, che ha imposto ingiuste restrizioni ai pescatori tunisini, a differenza dei loro omologhi dei paesi vicini

– Chiediamo alla Marina tunisina e alla Guardia nazionale marittima tunisina di svolgere il loro ruolo nella protezione dei pescherecci tunisini che sono stati attaccati anche all’interno delle acque territoriali tunisine da gruppi che sostengono di appartenere alla Guardia costiera libica.

– Riteniamo le strutture statali preposte al controllo della pesca indiscriminata e vietata responsabili della scarsa redditività ed esigiamo il rispetto del diritto a una vita dignitosa dei pescatori tunisini del sud-est del paese.

– Chiediamo un intervento urgente di tutte le autorità interessate per proteggere le barche tunisine e i marinai tunisini nel territorio marittimo tunisino, una protezione che dovrebbe costituire la componente più basilare dell’autorità dello stato sul suo territorio.

La crisi globale e le sue ripercussioni si vanno ad aggiungere a tutte queste circostanze, che hanno contribuito al deterioramento dell’attività di pesca nella regione e ci obbligano a lanciare una richiesta di aiuto per cercare di preservare la sostenibilità del settore a Zarzis e in tutto il sud-est del paese.

 

Associazione Zarzis Le Pêcheur – Al Bahar per lo Sviluppo e l’Ambiente

Slaheddine Mcharek, Presidente